Durante il Vinitaly, Lambrusco Valley ha intervistato il presidente del Consorzio Vini Reggiani, Davide Frascari e il vicepresidente della Cantina di Carpi e Sorbara, e presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative, Carlo Piccinini. In questo post riportiamo le loro impressioni su questa edizione della fiera e le loro previsioni sulla produzione e sulla promozione del lambrusco nel prossimo futuro.
Qual è la vostra impressione iniziale su questa edizione del Vinitaly?
Quest’anno c’è molta affluenza, e ne siamo molto felici. Le lunghe code che si sono formate agli ingressi dimostrano l’alto interesse per il vino italiano. Al momento il lambrusco è uno dei vini italiani più popolari, perciò il Vinitaly rappresenta per noi un’importante vetrina.
Lo stand dedicato al lambrusco, allestito dal Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e dal Consorzio per la Promozione del Marchio Storico dei Vini Reggiani, sta avendo molto successo all’interno del padiglione dell’Emilia Romagna. Siamo riusciti a convogliare l’attenzione dei visitatori anche grazie all’attività di promozione fatta in maniera congiunta dai due consorzi.
Il fatto che, qui al Vinitaly come su Lambrusco Valley, il lambrusco venga promosso come il frutto di un territorio unito, dà maggior risalto al nostro prodotto.
Come è andata la scorsa annata? E quali sono le vostre previsioni per il prossimo futuro?
Nel 2012, fra Modena e Reggio Emilia, sono state imbottigliate 45 milioni di bottiglie di lambrusco DOC. Rispetto al 2011, c’è stato un incremento percentuale del 12%. È un risultato straordinario, considerando l’attuale contesto economico e sociale.
Per quanto riguarda il lambrusco IGT non siamo ancora in grado di fornire numeri precisi. Però sappiamo che le cantine sociali – dalle quali proviene più del 90% del lambrusco prodotto nella nostra regione – hanno già venduto quasi l’intera produzione. Questo dimostra che, anche su quel fronte, si stanno raggiungendo risultati più che soddisfacenti.
Speriamo che prima della prossima vendemmia entrino in vigore i disciplinari relativi alla chiusura della frizzantatura e alla creazione delle partite di lambrusco entro confini prestabiliti. Limitando al nostro territorio la possibilità di praticare questi interventi si registrerebbero miglioramenti riguardo al controllo e alla valorizzazione del prodotto, con conseguenti effetti positivi sulle remunerazioni dei nostri agricoltori.
Su quali ambiti della promozione del vino, secondo voi, è più importante investire?
Il punto focale è quello di presentare il prodotto come il frutto di un territorio unito. In questo momento siamo molto attenti alla promozione sui Paesi esteri, in particolar modo su quei territori in cui si è registrato un forte consumo di lambrusco. In queste aree il nostro interesse principale è quello di diffondere la cultura attorno al nostro prodotto, in modo da far capire qual è il vero lambrusco e spiegare come riconoscere le imitazioni.
Inoltre crediamo che sia fondamentale comunicare attraverso i social media, perché è importante preparare quelli che saranno i consumatori di domani.
Un progetto del quale i due consorzi vanno particolarmente fieri è la brochure Lambrusco Filosofia Frizzante, realizzata con il sostegno del Consorzio Tutela Vini Emilia. Anche questa iniziativa è stata pensata per mediare il forte legame fra il lambrusco e la terra in cui viene prodotto.