“Sulla liberalizzazione dei nomi dei vitigni fuori dalle attuali zone di produzione non emergono – contrariamente alle informazioni diffuse – rassicurazioni da parte della Commissione europea”. Così Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, anche tenendo conto che “la richiesta del mondo produttivo è di mantenere lo status quo, ovvero l’attuale livello di tutela delle nostre DOP e IGP, senza modificare le regole vigenti che disciplinano l’uso di quei nomi di varietà che comprendono, per l’appunto, una DOP o una IGP”.
Secondo De Castro, nell’ultimo documento circolato, la Commissione Ue “ha formulato una proposta che solo in apparenza mantiene lo status quo, ma che nei fatti non offre alcuna garanzia ai produttori italiani. Da un lato, mantiene l’elenco dei nomi di vitigno attuele; dall’altro, fissa una condizione d’uso che non dà garanzie per il futuro. Per usare i nomi presenti nell’elenco, infatti, sarebbe sufficiente avere un disciplinare di produzione e fare una notifica a Bruxelles. Come dire: domani la Romania o la Spagna con un disciplinare di produzione e una notifica alla Commissione Ue potrebbero produrre il Lambrusco di Madrid, piuttosto che il Lambrusco di Bucarest. Una prospettiva inammissibile che tutto il mondo istituzionale, senza distinzione alcuna, deve scongiurare”. Se poi – conclude – “a seguito del lavoro già compiuto e dopo l’incontro tra il ministro Martina e il commissario Hogan, l’Esecutivo ha predisposto un nuovo documento di lavoro che va nella direzione da noi auspicata, sarebbe un primo segnale che ci fa ben sperare. Ma da quel che ci risulta quel testo ancora non c’è. La guardia va tenuta alta, dobbiamo lavorare coesi senza interpretazioni parziali o volutamente fuorvianti con il solo scopo di screditare altre forze politiche, disorientando gli addetti al settore”.