Nei paesi che non hanno ancora sviluppato una sufficiente cultura enologica può capitare che vengano commercializzati prodotti che poco o nulla hanno a che vedere con i vini offerti sui nostri scaffali. Spesso questi vengono promossi come frutto della cura italiana nel fare i vini, con lo scopo di ingannare i consumatori meno esperti.
È di pochi giorni fa la notizia della chiusura di un’inchiesta su due aziende impegnate nella produzione e commercializzazione internazionale di cosiddetti “wine kit”, ossia buste di sostanze liofilizzate con le quali si propone di realizzare del vino in casa.
Le ditte, che hanno sede in Italia e in Canada hanno dato forma a un’associazione a delinquere transnazionale, che ha generato una frode da 28 milioni di euro. Nelle etichette dei propri kit ponevano riferimenti a 24 vini italiani DOP e IGP, fra i quali il Lambrusco. Riferimenti che, secondo quanto emerso dalle indagini, erano contraffatti.
I kit sono stati venduti principalmente in Scandinavia.
Per gli indagati è stata emessa un’ordinanza di “misura cautelare del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali”. Tale misura, notificata nei giorni scorsi, impone il divieto dell’esercizio dell’attività di impresa inerente a tali cariche per due mesi.
A tal proposito Ermi Bagni, direttore del Consorzio Tutela Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, ha dichiarato:
“Sapevamo da due anni che stavano commercializzando il Lambrusco in polvere come altri vini italiani, sempre partendo da sostanze liofilizzate. A suo tempo abbiamo fatto le dovute segnalazioni perché per noi l’obiettivo principale è quello di difendere i vini veri, la nostra qualità conquistata con il lavoro nelle campagne e nelle cantine”.
“Il vino fasullo fatto con le polverine nella cucina di casa ovviamente non ha nulla a che fare con il vino vero.”, ha spiegato Bagni, che ha puntualizzato: “Ci sono paesi, a cominciare da quelli scandinavi, dove la cultura enologica è scarsa se non addirittura assente. Quindi la tentazione di fare qualcosa che al consumatore medio viene offerto come vino italiano è molto forte, soprattutto se il costo finale è di un euro al litro”.
Tentazioni che i consorzi di tutela presenti in Emilia tentano di arginare da anni con la collaborazione di esperti specializzati nel contrasto alle frodi.