Il nostro viaggio alla scoperta delle cantine del territorio emiliano continua, e questa settimana ci porta a conoscere una realtà fortemente radicata nel modenese: la Cantina Chiarli, fondata dall’eclettico oste e imprenditore Cleto Chiarli nel 1860. Abbiamo intervistato il Dottor Anselmo Chiarli che, insieme al fratello Mauro, rappresenta la quarta generazione della famiglia modenese impegnata nella produzione e valorizzazione del lambrusco di qualità.
Qual è la storia della Cantina?
Il nome della Cantina, Chiarli 1860, indica l’anno in cui l’azienda è stata fondata. La Cantina è la più antica realtà vitivinicola emiliana ancora in attività. Le sue origini sono legate al mondo della ristorazione, in quanto mio bisnonno Cleto Chiarli gestiva una osteria nel centro storico di Modena, situata in via della Cerca e, come tutti gli osti dell’epoca, produceva vino per i propri clienti.
Nel 1860 cessò l’attività di oste e di fianco alla trattoria costruì la Cantina modenese. Da quel momento in poi inizia la promozione commerciale di un vino che fino a quel momento veniva venduto solo nelle trattorie.
Lo sviluppo dell’azienda comporta anche il suo trasferimento, nel 1925, alla nostra attuale sede, con una dimensione allargata rispetto ad allora.
Questa posizione comportava però dei limiti all’attività di vinificazione, in quanto era impensabile raggiungere il centro con un camion o un trattore. Per questo motivo, nel 2000, io e mio fratello abbiamo deciso di avviare un nuovo progetto: la costruzione di una cantina a Castelvetro dotata di tecnologie innovative, nella quale le uve prodotte vengono trasformati in vini di altissima qualità. Il progetto si è trasformato in realtà nel 2002, e nel 2003 viene dato il via alla produzione nello stabilimento “Cleto Chiarli” di Castelvetro.
Oggi quindi l’azienda è formata da due realtà: la cantina storica Chiarli 1860, situata a Modena e specializzata nella produzione di vini di alta qualità diretti alla diffusione sul mercato di ampio consumo e l’azienda di Castelvetro Cleto Chiarli la cui produzione è focalizzata principalmente sulle eccellenze.
L’azienda non è più una realtà legata esclusivamente alla famiglia Chiarli: oggi conta 55 dipendenti, fra i quali il direttore tecnico, il direttore amministrativo, i responsabili della qualità e quelli della sicurezza. Una delle caratteristiche delle quali andiamo maggiormente fieri è che accompagnamo i nostri dipendenti attraverso l’intera età lavorativa. I nostri dipendenti cominciano a lavorare da giovani e continuano a lavorare con noi fino alla pensione: alcuni sono anche arrivati a fare 70 anni in azienda.
Partecipate a eventi legati alla vostra attività produttiva?
Partecipiamo a molte fiere, fra le quali spicca il Vinitaly, e siamo presenti anche in molte fiere estere. Per quanto riguarda gli eventi del territorio partecipiamo a diverse sagre, come la sagra dell’uva e del lambrusco di Castelvetro.
Inoltre presso l’azienda di Castelvetro organizziamo diversi eventi: dalle attività interne di educazione, ai corsi per sommeliers. Tre anni fa abbiamo organizzato anche una festa di celebrazione dei nostri 150 anni.
Quali sono i vostri prodotti?
La nostra gamma di prodotti è basata essenzialmente sul lambrusco in tutte le sue sfaccettature e tipologie, dal Grasparossa al Salamino, dal secco all’amabile. Oltre al lambrusco produciamo anche il Pignoletto, un’altra specialità prettamente emiliana. Completa la gamma una piccola produzione di San Giovese.
Il progetto di qualificazione del vino è accompagnato da uno studio di immagine delle bottiglie e del marchio?
Sì, abbiamo un grafico che ci segue per la realizzazione delle etichette, però le idee vengono fuori spontaneamente. Cerchiamo di puntare sempre sulla novità e il nostro scopo è quello di catturare l’occhio del consumatore. È importante che la bottiglia e l’etichetta siano in sintonia con la filosofia dell’azienda e con il proprio modo di essere, e l’aspetto estetico deve avere una continuità di stile.
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