La redazione di Lambrusco Valley è andata a scoprire da vicino le tecniche e le pratiche della vendemmia. Durante questo viaggio abbiamo parlato con un professionista che da oltre vent’anni si occupa della promozione e dello sviluppo della meccanizzazione della vendemmia: Paolo Vecchi, responsabile di area per la Volentieri Pellenc, produttrice di macchine per la raccolta meccanica dell’uva.
Lo abbiamo incontrato presso la Azienda Agricola Garuti di Sorbara, nella quale Mauro Bompani, da produttore, ci ha offerto il proprio punto di vista sui vantaggi comportati dal passaggio alla vendemmia meccanizzata.
Dalle opinioni di entrambi è emersa l’irrinunciabilità del ricorso agli strumenti che facilitano e velocizzano le fasi di raccolta senza compromettere, ma anzi valorizzando, le proprietà dei vini che raggiungono le nostre tavole.
Signor Vecchi, cos’è la meccanizzazione dei vigneti?
La meccanizzazione consiste in una tecnica che coinvolge indirettamente l’intera gestione della pianta: dalla potatura alla raccolta passando per la realizzazione del vigneto. L’evoluzione degli impianti e della meccanizzazione ha apportato sempre maggiore efficienza e qualità alle operazioni sul vigneto.
Quando è nata e come si è evoluta?
La meccanizzazione si è sviluppata circa quarant’anni fa. Dal mio primo contatto con questo campo sono trascorsi più o meno vent’anni. Durante una fiera di settore che ho visitato in Francia (la Francia è il Paese precursore per quanto riguarda la meccanizzazione) ho avuto la fortuna di incontrare la famiglia Volentieri, che dal 1976 realizza vendemmiatrici per la raccolta meccanica e che già all’epoca importava in Italia i macchinari della Pellenc.
Nel campo della produzione di macchine per la vendemmia abbiamo assistito a talmente tante evoluzioni che ci vorrebbe una giornata intera per descriverle. A livello generale possiamo dire che l’innovazione delle macchine ha portato a una semplificazione dell’utilizzo delle macchine e a una sempre maggiore efficacia del sistema di pulizia del raccolto, con evidenti ripercussioni positive sulla qualità dell’uva vendemmiata.
Esistono diverse tipologie di macchine vendemmiatrici?
Sì, esistono macchine per la raccolta che sfruttano lo scuotimento orizzontale dei filari e macchine che sfruttano lo scuotimento verticale.
Vi parlo della prima fra queste due tipologie, in quanto è quella che nella mia attività professionale ho seguito maggiormente. Le macchine che sfruttano lo scuotimento orizzontale vengono utilizzate su vigneti detti “a spalliera” o “a parete”. Attraverso l’oscillazione parallela dei bracci della macchina vendemmiatrice avviene il distacco dell’acino dal raspo.
Il distacco avviene solo quando l’uva è alla giusta maturazione. Una volta staccati gli acini vengono caricati su dei carri trasportatori forati. Su questi carri la macchina effettua un’ulteriore selezione, attraverso la separazione dell’uva dagli eventuali scarti rimasti. Gli acini vengono poi trasportati delicatamente fino alla vasca attraverso delle pale. Anche in questo passaggio agiscono particolari sistemi che operano un’ulteriore cernita e pulizia dell’uva. Gli acini vengono infine depositati nelle macchine che effettuano il trasporto.
Qual è secondo lei il contributo più importante che la meccanizzazione ha apportato alla vendemmia?
L’ottimizzazione della gestione della tempistica da parte del viticoltore. Nel momento in cui quest’ultimo compie le verifiche della curva di maturazione dell’uva e individua il periodo in cui il prodotto è pronto per la raccolta viene agevolato dai macchinari, in quanto permettono in poco tempo di raccogliere il prodotto e portarlo in dimora in cantina.
Inoltre grazie alla introduzione delle macchina si è potuto assistere a un’estensione degli orari nei quali può essere effettuata la raccolta. Si sta diffondendo anche in Emilia Romagna il ricorso alla vendemmia notturna che permette la raccolta d’uva a bassa temperatura, la quale comporta un sensibile abbattimento dei costi.
Signor Bompani, alla Garuti effettuate la vendemmia notturna? Quali sono i vantaggi che questa comporta?
Sì, la raccolta notturna si è rivelata particolarmente utile nelle due scorse vendemmie, quando durante il pomeriggio si era costretti a vendemmiare con temperature estremamente alte. La qualità dell’uva avrebbe risentito parecchio delle condizioni climatiche avverse.
Raccogliendo di notte noi produttori riscontriamo vantaggi a livello qualitativo, in quanto possiamo conservare i profumi e le tipicità del prodotto. Inoltre la raccolta notturna comporta un forte risparmio energetico. Far passare l’uva da una temperatura diurna di 26 / 28 gradi a una temperatura ideale per la fermentazione di 16 / 18 gradi comporta un grosso costo tanto in termini di impianti quanto di consumo energetico.
La vendemmia notturna è impraticabile con la raccolta manuale, in quanto la manodopera in quelle fasce orarie è impossibile da reperire e si andrebbe allestito un costoso impianto di illuminazione.
Presto sul nostro blog il secondo estratto del nostro incontro con Paolo Vecchi e Mauro Bompani.