Continua il nostro viaggio alla scoperta delle aziende e delle persone che fanno sì che il Lambrusco venga bevuto e apprezzato in tutto il mondo.
Oggi vi parliamo della nostra visita al Podere il Saliceto di Campogalliano: una giovane azienda agricola a conduzione familiare che, come scoprirete con le parole di Gian Paolo Isabella, presta particolare attenzione alla cura delle materie prime e alle fasi di trasformazione, volte alla produzione di un vino genuino e rispettoso della tradizione.
Gian Paolo, parlaci della Cantina e di com’è nata.
Il Podere il Saliceto è nato dalla passione mia e di mio cognato Marcello Righi per il vino. Noi due non siamo nati contadini, ci siamo innamorati di questo mestiere con gli anni, al punto da decidere di abbandonare quello che facevamo prima e fare un grosso mutuo in banca e comprare le attrezzature che ci servivano per avviare l’attività.
Non avevamo dietro un’azienda di famiglia, quindi per noi è stata un’attività da far nascere dal nulla. Marcello dopo la scuola ha iniziato ad appassionarsi a questa idea e si è iscritto all’Università per studiare agraria, io invece prima di avviare l’attività ero un ottico. Nel 2000 ho lasciato e ho fatto pratica in alcune aziende agricole, fino al 2005, quando abbiamo comprato la terra nuda e abbiamo piantato tutto a mano per avviare il Podere il Saliceto.
Un’azienda piccola come la nostra deve curare principalmente la qualità della materia prima, dell’uva, per portare in cantina un frutto ineccepibile.
Il lavoro che ci piace di più è quello da fare in campagna. Ma questo non vuol dire che siamo contrari al ricorso alla tecnologia. Abbiamo anche noi strumenti evoluti, ma li adottiamo solo ed esclusivamente nell’ottica dell’esaltazione delle qualità del prodotto.
Oggi produciamo diversi vini: un rosso fermo (l’Argine), un vino prodotto con malbo gentile un bianco frizzante che abbiamo chiamato BiFri uno spumante metodo classico che ultimamente ci sta dando molte soddisfazioni (il Malbolle) e Lambrusco Salamino (l’Albone) e Sorbara (che abbiamo chiamato Falistra), le cui uve crescono su quattro ettari a Saliceto Buzzalino.
Inoltre produciamo il Malbo, un vino ottenuto dai frutti del malbo gentile, un vitigno molto particolare. È autoctono ma è stato spesso bistrattato e usato come uva da taglio, in quanto portava colore, gradazione alcolica e acidità nei vini. A noi però è sempre piaciuto.
Imbottigliamo ed etichettiamo in cantina e siamo autonomi in tutte le fasi di produzione.
Il vostro Lambrusco Sorbara è molto apprezzato. Cos’ha di particolare?
L’uva viene deraspata e pigiata, come se fosse un’uva bianca. Lo vinifichiamo nel modo più tradizionale possibile, cercando di apportare una nota di pulizia. È un vino rifermentato in bottiglia, per cui ha un fondo, sebbene sia molto trasparente.
La vostra azienda ha qualche altra particolarità che la distingue dalle altre?
Sì, effettuiamo la potatura soffice, un metodo che permette di allungare la vita della pianta e che è stato inventato da due agronomi friulani di fama internazionale: Sirch e Simonit. Questo metodo non prevede tagli drastici e punta a salvaguardare la pianta.
La potatura soffice non influisce solo sulla durata della vigna. Permette che la vigoria della pianta si mantenga elevata e che l’uva respiri. L’unico limite che prevede questo metodo è che non si produce troppa uva per ettaro. Qui abbiamo rese comprese fra i 60 e gli 80 quintali per ettaro, contro una media di circa 240 quintali, ma questa scelta ci permette di avere ottimi risultati sotto l’aspetto della qualità del prodotto. Raccogliamo tutto a mano in cassetta e non abbiamo bisogno di rese particolarmente elevate.
I nostri terreni nascono sull’argine del fiume, da qui il nome Argine del nostro vino rosso fermo. La terra ha un’ottima componente sabbiosa che ne garantisce la freschezza.
L’incontro fra una terra ricca e generosa come quella emiliana e questo metodo di potatura rendono il nostro vino particolare e qualitativamente elevato.
Chi sono i vostri clienti?
Privati, ristoranti ed enoteche. Ultimamente stiamo riscuotendo un discreto successo in America e in Danimarca, dove arriviamo grazie a degli importatori che hanno apprezzato la nostra attività, il nostro prodotto e ci hanno scelto. In generale l’attività sta andando molto bene, e ne siamo fieri.
Qual è il ciclo della vostra attività?
In inverno potiamo. Al germogliamento, verso aprile, facciamo la potatura verde (detta anche scacchiatura), che è uno dei processi più importanti. Nei periodi successivi si fa la palizzatura del vigneto, cioè lo si rende dritto. Dopodiché si attende la vendemmia.
Dopo la vendemmia e le prime fermentazioni conserviamo il vino in cisterne di cemento, dove avvengono le prime stabilizzazioni; in seguito il vino viene imbottigliato. Il vino che deve fermentare in bottiglia lo imbottigliamo direttamente con una riempitrice e le bottiglie le poniamo in caldo a fermentare. Il resto fermenta in autoclave.
Com’è cambiata la vita della tua famiglia dopo l’avvio dell’attività?
È un lavoro che se, come nel nostro caso, piace, appassiona e spinge a spenderci molto tempo: è stato un grande cambiamento.
Quando andiamo in vacanza non ci limitiamo ad andare al mare, spesso passiamo a visitare aziende agricole per scoprire le attività della zona e imparare da realtà diverse.
Ci sono persone i cui consigli sono stati particolarmente importanti?
Sì, ad esempio Christian Bellei della Cantina della Volta, al quale devo tutto. È un maestro della rifermentazione e mi ha insegnato a fare il metodo classico. Poi c’è Graziano Vittorio, per il quale ho lavorato e grazie al quale ho imparato molto.
Credo che dagli incontri con altre realtà si possa imparare tanto. Io cerco spesso di scoprire nei vini degli altri qualcosa di nuovo e allo stesso tempo faccio in modo che quanta più gente possibile possa assaggiare il mio vino e darmi un giudizio. A mio avviso questo è un mestiere nel quale se si procede esclusivamente per la propria strada non si evolve.
Che rapporto avete con il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi?
Fantastico. Ovviamente ne facciamo parte da pochi anni, ma, come tutti gli altri consorziati, siamo tenuti parecchio in considerazione.
È questo l’aspetto che mi piace del Consorzio: nonostante ne facciano parte aziende grandi e storiche, tutti i consorziati vengono coinvolti in egual misura.
Inoltre Il Saliceto fa parte della FIVI, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. È una realtà molto interessante. Per farne parte bisogna curare direttamente tutte le proprie attività, dalla cura del vigneto alla vendita.