La nostra rubrica Di cantina in cantina ci ha portato a intervistare in questa puntata Gian Matteo Vandelli, comproprietario della storica società agricola Ca’ Berti, i cui vigneti collinari dominano un magnifico panorama su Castelvetro.
Ci racconti la storia dell’azienda agricola?
La nostra è una azienda nata alla fine dell’ 800: io e i miei fratelli facciamo parte della quinta generazione che gestisce il podere, che è di circa 25 ettari.
Fino agli anni ’70 era un’azienda agricola che comprendeva diverse attività differenti, come l’allevamento bovino, culture di cereali e frutta, tra cui duroni, mele, pere. E poi c’era la parte vitivinicola, settore al quale mio padre negli anni ’70 decise di dare un’impronta specifica e moderna, convincendo mio nonno ad investire sulle cantine, costruendone una sotterranea.
Inizialmente facevamo solo lambrusco in bottiglia, poi nel 1984 abbiamo deciso di montare le prime autoclavi per produrre un vino senza sedimento in fondo alle bottiglie. Siamo stati il primo privato a Castelvetro a usare questo sistema.
Quando sono subentrato io nella gestione della cantina ci siamo specializzati sempre di più nell’ambito della viticoltura, abbandonando la raccolta di frutta, e abbiamo dato vita ad un vero e proprio agriturismo.
Oggi siamo arrivati ad una produzione di 50-60.000 bottiglie annue, in base all’annata.
Musica e vino sono una bella coppia…
Ho sempre avuto la passione per la musica e quando posso mi piace legarla all’altra mia grande passione, quella per il vino. Sono uno speaker per la stazione radio Antenna 1, sulla frequenza 101.3, specializzata in musica alternativa, sulla quale gestisco una rubrica dal nome Vertigo, in onda tutti i martedì sera dalle 20.00 alle 22.00.
Anni fa, esattamente nel ’94, avevo anche dato vita ad un concerto, Farm Aid, che è andato avanti fino al 2012, con l’obiettivo di creare un connubio tra musica, lambrusco e territorio e al quale hanno partecipato artisti come la band originale di Johnny Cash, Tito & Tarantula e altri interpreti di musica texana.
Imbottigliate tutto voi?
Sì, facciamo tutto noi, abbiamo una produzione interna a ciclo completo dalla produzione di uve che provengono dai nostri vigneti, circa 12 ettari, di cui circa la metà è Lambrusco Grasparossa di Castelvetro (il vitigno principale, il Doc della zona).
Inoltre facciamo anche degli spumanti, dal momento che per passare da frizzante a spumante è solo questione di pressione. Facciamo spumanti rosè e bianchi.
Nel complesso abbiamo un carnet di vini di circa 10 etichette. Abbiamo diversi bianchi, tra cui chardonnay, pinot bianco, renano, malvasia. Per quanto riguarda i rossi abbiamo pinot nero, cabaret, merlot e negli ultimi anni abbiamo rivalutato un vitigno ormai raro, il marabù Malbo Gentile. Infine il Robusco, che è il nostro vino di punta, quello con più riconoscimenti. Per noi l’importante è creare un prodotto che abbia una propria inequivocabile identità, che chi lo assaggi riconosca che è “Ca’ Berti”. Il tuo vino dev’essere l’ espressione di ciò che hai intorno.
E poi avete questa bella realtà della Lambruscheria…
È un progetto che sta andando molto bene. Inizialmente era nato per accogliere i compratori che fanno la degustazione, per dare loro un’ idea di chi siamo e di quale sia la nostra identità. Con il passare del tempo ha acquisito maggiore importanza, diventando un vero e proprio ristorante, mantenendo comunque un’ impronta familiare. Ai fornelli infatti ci sono mio padre e mia madre, mentre noi fratelli serviamo ai tavoli.
Ad oggi lavoriamo su prenotazione e abbiamo 70 posti coperti, utilizzando d’estate anche la veranda all’aperto che piace molto a chiunque venga a farci visita. Teniamo molto alla cura dell’aspetto estetico, anche perchè ci troviamo in uno dei comuni più belli della provincia, Castelvetro, circondato da colline dolci e zone agricole che mantengono intatto il paesaggio.
Chi gestisce l’azienda?
Ci sono io che sono il responsabile della cantina, mio fratello che si occupa della situazione agronomica, quindi coltivazione e controllo dei vigneti, e mia sorella Veronica che si occupa dell’aspetto commerciale.
Da dove nasce la vostra azienda?
Nasce tutto dal mio bisnonno, che era contadino presso una nobile famiglia modenese, i Berti appunto, dal quale deriva il nome della società. A lui hanno lasciato il fondo in gestione ed oggi siamo ancora qui.
Chi sono i vostri principali clienti?
Clienti prettamente modenesi, privati, uno su tutti in passato Enzo Ferrari, e ristoranti, tra cui a Modena il ristorante Il Fantino e l’Osteria della Senape, solo per citarne alcuni. Vendiamo anche all’estero, per un 5% in Giappone ormai da 12 anni, negli Stati Uniti e nel nord Europa. Ma oggi essere un piccolo produttore è molto difficile perché con le nuove tecnologie anche i grandi produttori riescono a fare vini che assomigliano molto a quelli prodotti dai piccoli. La differenza c’è ancora ma non è così netta come in passato.
Come fate la vendemmia?
Facciamo solo vendemmia a mano, non a macchina. Chiamiamo ad aiutarci 5 o 6 operai.
Quanto dura la vendemmia?
Dipende dai vari tipi di uva e dalla maturazione.
Iniziamo a ferragosto col pinot nero e a ruota raccogliamo tutte le bianche con la buccia più tenera, poi continuiamo con il trebbiano modenese il cui mosto viene venduto a chi produce aceto balsamico, e infine i rossi. L’ultimo è il Grasparossa che finisce solitamente intorno ai primi di ottobre.
Quest’annata, in particolare, è stata una delle migliori!