Il nostro tour per le cantine della Lambrusco Valley ci ha portato alle porte di Sorbara (in provincia di Modena), nei locali della Cantina Divinja: una piccola azienda familiare che produce dei Lambruschi Salamino e Sorbara. Ci ha accolto Denis Barbanti, che con suo padre Fabio e Mauro Asselta cura quotidianamente l’attività della cantina.
Denis, qual è la storia della cantina?
La mia famiglia lavora nel campo dell’agricoltura dal 1900, ma la cantina è nata più o meno sei anni fa. Prima coltivavamo vigna e pera, poi ci siamo focalizzati sul vino.
La cantina è stata aperta a gennaio 2008. Siamo partiti vendendo circa 10 mila bottiglie in un anno, quasi esclusivamente presso il Bar Cometa, il bar di famiglia. Oggi vendiamo circa 60 mila bottiglie l’anno. Tutte vendute a ristoratori e privati. Vendiamo anche in damigiana, e ogni quattro damigiane ne diamo una in omaggio.
Stiamo cercando di affacciarci pure all’estero, anche se viste le nostre dimensioni all’inizio è un po’ dura. Ciò nonostante è un mercato che stiamo guardando con estremo interesse.
Qual è la tipicità della vostra produzione?
Innanzitutto il fatto che lavoriamo esclusivamente con l’uva dei nostri vigneti, che sono ampi cinque ettari e mezzo, le cui parti di Lambrusco sono divise secondo il disciplinare al 60% in Sorbara e al 40% in Salamino.
Lavoriamo solo con prodotti naturali e lieviti selezionati e imbottigliamo man mano che ci serve il prodotto, visto che il Lambrusco, soprattutto il Sorbara, è più buono quand’è fresco.
I rossi li produciamo esclusivamente in purezza: il nostro Sorbara è fatto esclusivamente con uve Sorbara, così come il Rosè e il nostro Salamino è prodotto esclusivamente con le nostre uve Salamino.
Fabio Barbanti: Seppure volessimo non potremmo fare altrimenti, perché questo terreno, che è abbastanza sabbioso e argilloso, dà al vino dei profumi che non sono replicabili altrove. Non lo diciamo tanto per dire, lo dicono le analisi dell’enologo.
Noi ci mettiamo del nostro, ma il merito della qualità del nostro vino è soprattutto del terreno.
Mauro Asselta: Un’altra tipicità consiste nel fatto che quattro dei nostri sei prodotti sono lavorati dal mosto. Non lo fanno in molti perché è una tipologia di lavorazione che richiede molto tempo e per farlo bisogna tenere le cisterne refrigerate per diversi mesi.
Abbiamo tutte le cisterne dentro la cantina e le teniamo costantemente a freddo, per questo riusciamo a lavorare bene con il mosto anche quando vendemmiamo a settembre.
I vini preparati da mosto danno un prodotto finito eccezionale, quindi ne vale la pena. Abbiamo appena ottenuto il prestigioso riconoscimento al 5° concorso enologico “Matilde di Canossa – Terre di Lambrusco” con il vino Lambrusco di Sorbara DOC “Unico” 2013.
Denis, producete altro oltre al Lambrusco?
Sì, per quanto riguarda i rossi oltre al Lambrusco nella vigna ci sono due filari di Merlot, con i quali produciamo anche un po’ di rosso fermo.
Un ettaro circa è dedicato invece al vino bianco. Qui coltiviamo uve pignoletto, trebbiano e malvasia.
La nostra offerta è completata dal nocino, che però produciamo in maniera molto limitata. Produciamo anche un po’ di salumi artigianali, che proponiamo ai privati direttamente qui in cantina.
Chi lavora in cantina?
Il primo anno la cantina è stata curata quasi esclusivamente da mio padre e dall’enologo Enzo Mattarei. Io ho iniziato ad occuparmene nel 2009. Da due anni lavora con me anche Mauro Asselta. In vendemmia ovviamente la cantina si popola molto di più.
Io curo soprattutto gli aspetti di marketing e rapporti con i clienti, mentre Mauro e mio padre sono degli abili tuttofare.
L’unica attività che deleghiamo a terzi è l’imbottigliamento.
Cos’è, per voi, il vostro territorio?
Credo che abbiamo la fortuna di trovarci nel miglior territorio del nostro Paese. Ho girato molto per l’Italia, ma non ho mai visto posti dove si vive e mangia bene come qui in Emilia.
A mio avviso dovremmo promuovere ancora meglio le nostre eccellenze gastronomiche, dal Lambrusco all’aceto balsamico, dal parmigiano alla pasta e alle ciliegie. Se riuscissimo a fare rete e a promuoverlo meglio assieme alle altre eccellenze della nostra provincia, come i motori e la ceramica, saremmo capaci di avere il territorio pieno di turisti tutto l’anno.
In questi sei anni ci sono stati cambiamenti significativi per l’attività della cantina?
Sì, un punto di svolta è stato, purtroppo, la grandinata di qualche mese fa.
Purtroppo a causa della grandinata del 30 aprile abbiamo perso l’80% del nostro raccolto, ma fortunatamente la vigna è rimasta sana, quindi il prossimo anno riprenderemo con i ritmi normali. La grandinata però ha rappresentato un grosso danno per la nostra attività, che si va ad unire alle sostanziose spese che abbiamo dovuto sostenere per far fronte agli interventi di adeguamento richiesti dalle istituzioni dopo il sisma.
Dopo l’alluvione abbiamo rifatto la linea di etichettatura e in tutti i nostri vini rossi abbiamo messo la foto di mio nonno Ciso, che rappresenta la tradizione dell’attività familiare. Nei bianchi, invece, abbiamo posto lo stemma della nostra cantina.
Abbiamo in progetto di rinnovare la cantina con attrezzature ancora più all’avanguardia.
Organizzate visite presso la cantina?
Sì, la cantina è aperta sette giorni su sette, fatta eccezione per la domenica pomeriggio.
Riceviamo tante richieste di visite della cantina, anche da persone che vengono da fuori regione, e siamo sempre felici di ospitare chi è interessato alla nostra attività, anche perché pensiamo che la nostra cantina si presenti molto bene, e vogliamo condividerne la bellezza con quante più persone possibile.
Dunque che aspettate? Andate anche voi a visitare questa bella realtà della Lambrusco Valley!