Il Lambrusco continua a presenziare da protagonista nelle cucine e nei ristoranti di tutte le latitudini. A contribuire fortemente a questo successo è la stampa straniera, che sempre più spesso dedica approfondimenti al nostro vino preferito.
Fra la fine di giugno e l’inizio di luglio di quest’anno il vino più venduto al mondo è stato recensito anche dal principale quotidiano messicano: El Sol de Mexico.
La giornalista María Esther Estrada ha pubblicato uno speciale in due uscite dedicato all’enogastronomia locale (qui i link ai post originali: parte 1 e parte 2) e, in particolare, ad alcuni dei suoi principali fiori all’occhiello: la mortadella artigianale, il formaggio Parmigiano-Reggiano, il culatello di Zibello, l’aceto balsamico tradizionale di Modena e i vini locali, fra i quali il Lambrusco.
L’incontro fra la giornalista e il vino emiliano-romagnolo è avvenuto all’Enoteca Regionale dell’Emilia-Romagna, che sorge nella caratteristica Dozza, in provincia di Bologna, e dal 1970 è impegnata a promuovere i vini emiliano-romagnoli tanto in Italia quanto all’estero.
Qui ha incontrato Marco Canè, il quale ha tenuto per l’inviata messicana una lezione sui vini regionali. Da questa la giornalista ha scoperto che nella Lambrusco Valley si producono circa 700 milioni di litri di vino all’anno (un terzo dei quali viene esportato all’estero) e che nelle cantine della nostra terra vengono prodotti vini bianchi, rosati e rossi, giovani e invecchiati, frizzanti e fermi; oltre ai passiti, ai vini dolci, alle grappe e ad altri liquori digestivi.
Dopo aver seguito la lezione María Esther Estrada ha partecipato a una degustazione dei vini locali, dopo la quale ha decretato che i suoi tre preferiti sono il Lambrusco, il Sangiovese e il Pignoletto.
In definitiva la giornalista annovera i vini della nostra terra fra le principali realtà che rendono l’enogastronomia locale una fra le miglior al mondo.
Tanto che dichiara: “’Pancia piena, cuor contento’ … queste parole sono ancora più valide se si possono assaporare i prodotti gastronomici dell’Emilia-Romagna”.
Tanto entusiasmo nei confronti del nostro vino anche dal Regno Unito, e in particolare dalle prestigiose pagine del Independent che ha dedicato un pezzo al “ritorno del Lambrusco” (trovate la versione originale a questo link): un ritorno definito “difficile” dal giornalista del giornale britannico, in quanto in questi anni il Lambrusco non è mai andato via, ma è stato bensì relegato a un ruolo che non gli si confaceva, di vino economico per allegre serate senza troppe pretese.
Il ritorno al quale si riferisce l’Independent è quello che ha fatto il Lambrusco nei menù di decine di noti ristoranti e wine-bar inglesi.
“Abbiamo fatto scorte per un paio di anni” ha detto al giornalista Heidi Nam Knudsen, che si occupa dell’acquisto di vini per i ristoranti londinesi del noto cuoco Yotam Ottolenghi, commentando il “frizzante ritorno” dell’eccelenza enologica emiliana.
Un ritorno da preparare con la giusta dovizia, come si comprende dalle sue parole: “Non è semplice convincere i clienti del fatto che i Lambruschi di alta fascia sono realizzati da piccole cantine che lavorano in maniera artigianale un prodotto molto distante dallo stucchevole vino al quale siamo stati abituati in passato“. Continua l’esperta: “per me la forza di questo vino è rappresentata dalla freschezza, dalla bassa gradazione alcolica, dalla buona acidità e dalla semplicità“.
Dopo aver fotografato come è stato accolto dai ristoratori britannici, l’Independent ha analizzato la storia di questa rinascita, fissandone l’inizio a circa due anni fa in quegli stessi Stati Uniti che negli anni ’80 sancirono lo sdoganamento prima e la perdita di prestigio internazionale poi del nostro vino preferito.
Questa rinascita continua a essere guardata con attenzione anche dalla stampa del nostro Paese. L’ultimo contributo in tal senso è quello di Maddalena Fossati, che sulla rivista Vanity Fair, ha raccontato la riscoperta del Lambrusco nelle notti estive più chic, italiane e non.
Dunque … continuiamo a sfogliare i giornali e a brindare!