Continua il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi in cui viene prodotto il lambrusco. Oggi vi parliamo della nostra tappa alla Cantina Cavicchioli, un’importante realtà emiliana che poggia le sue radici fra Sorbara e San Prospero. Qui abbiamo conosciuto l’enologo Sandro Cavicchioli, il prosecutore di un’attività familiare nata nel 1928. Una tradizione che negli anni ha visto allargare i propri orizzonti, con l’acquisizione della Cantina Bellei, e con la fondazione della Castel Faglia-Monogram, un’azienda vitivinicola della Franciacorta.
Con Sandro Cavicchioli abbiamo discusso dei successi raggiunti, negli anni, dalla Cavicchioli e dalle altre aziende da lui gestite, e di varie sfaccettature dell’attività di queste cantine. Una chiacchierata che condividiamo volentieri con voi!
Cos’è oggi la Cantina Cavicchioli?
Cavicchioli è sempre stato il marchio di lambrusco, e in generale di vino, più venduto in Italia. Abbiamo sempre fatto investimenti volti al miglioramento qualitativo e dell’immagine, che ci hanno dato sempre una certa autorevolezza. Ci siamo sempre differenziati.
Oggi la Cantina Cavicchioli è distribuita da GIV, un grande gruppo del vino che centralizza i servizi logistici di amministrazione, commerciali e di marketing, e che ha al suo interno una decina di grandi cantine italiane: Rapitalà, Fontana Candida, Fornari, Bolla, Nino Negri, Cavicchioli, Formentini, Chianti Melini.
Nel 2010 Gruppo Italiano Vini ha deciso di acquisire Cavicchioli.
Io e mio fratello continuiamo a lavorare rispettivamente nella produzione e nella divisione commerciale.
Dal punto di vista qualitativo Gruppo Italiano Vini ci ha dato grossi vantaggi, in quanto abbiamo potuto accedere, senza perdere i nostri produttori, alla materia prima. Anche dal punto di vista amministrativo e logistico l’accorpamento ha rappresentato un grosso salto di qualità.
Oggi vinifichiamo i 120 migliori ettari della zona, di proprietà della famiglia che si impegna a fornire l’uva al Gruppo.
Il marchio è il suo cognome. Cavicchioli è la storia di una famiglia?
L’azienda è stata di proprietà diretta della famiglia dalla sua fondazione fino al 2010. Da allora è proprietà di GIV, ma in ogni caso, anche in questi due anni e mezzo, ho condotto io la direzione dello stabilimento e della produzione.
La Cantina è stata fondata nel 1928 da Umberto Cavicchioli, che era un commerciante. Il primo forte sviluppo lo abbiamo registrato nel secondo dopoguerra.
È giusto ricordare che Cavicchioli non è la sola famiglia che ha contribuito fortemente alla diffusione del lambrusco. Ci sono i Chiarli, i Giacobazzi, i Gavioli, e tante altre famiglie.
Le cooperative di secondo grado, cioè quelle che hanno commercializzato direttamente la bottiglia, sono nate negli anni ‘70. Le strutture cooperative sono state però fondamentali per sdoganare il lambrusco nei mercati esteri.
Un’altra evoluzione importante è stata caratterizzata dall’avvento della tecnologia dell’autoclave, che ha permesso alle cantine di lavorare a un vino più vicino al gusto del consumatore e più facilmente trasportabile.
Con l’introduzione dell’autoclave il lambrusco è cambiato parecchio, diventando un vino più gradito e meno impegnativo. Abbiamo ancora molti clienti che sono innamorati dell’ancestrale, del vino con il fondo. Sono riportati nelle guide come vini di alta qualità, ma sono delle specialità che la maggior parte dei consumatori non gradisce.
Il vostro simbolo è cambiato negli anni?
Si è intervenuto più volte sul marchio, ma si è trattato sempre di piccoli interventi. Il marchio è sempre rimasto, più o meno, lo stesso.
Chi lavora alla Cavicchioli?
Oggi alla Cavicchioli lavoriamo in 35 persone. Oltre a me, che sono il direttore dello stabilimento, ci sono un responsabile della logistica, un responsabile della pianificazione, un responsabile della linea di imbottigliamento e un responsabile di cantina. Poi ci sono le persone che lavorano all’ufficio acquisti, all’ufficio marketing e alla gestione amministrativa.
Qual è il suo percorso personale?
Io mi sono diplomato in enologia a Conegliano Veneto. Dopo il diploma feci uno stage in Cinzano e frequentai un Master in Marketing. Oggi sono rappresentante degli enologi dell’Emilia, faccio parte del consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena e del Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi, oltre che del consiglio dell’associazione di categoria Unione Italiana Vini e dell’Assoenologi.
Io mi dedico solo al vino, in Franciacorta con la mia azienda, e qui in Emilia con la Cavicchioli e con la Bellei, che ho acquisito nel 2004.