Ecco l’ultima puntata dell’intervista che abbiamo fatto a Alberto Vaccari durante la nostra visita alla Cantina Sociale Formigine Pedemontana, della quale riveste il ruolo di presidente (link alla prima e alla seconda parte dell’intervista).
Partecipate a eventi più o meno inerenti alla vostra attività produttiva?
Sì, in questo campo ci muoviamo fra due estremi: o estero o locale.
Partecipiamo a sagre e fiere locali. Qui a Formigine ad esempio abbiamo il Settembre Formiginese. Partecipiamo anche ai mercatini, che adesso vanno molto di moda.
Cerchiamo anche di organizzare eventi in cantina, visto che pensiamo di avere una bella struttura e ci piace metterla in mostra. Tendiamo a invitare la gente qui. A settembre montiamo una struttura, facciamo un pranzo per i soci e due o tre serate aperte a tutti, con concerti e iniziative in cantina.
Abbiamo partecipato alla rassegna Concerti della Via Lattea, un circuito di concerti di musica classica che da diversi anni è stato ospitato dai caseifici del territorio. Adesso li fanno anche nelle cantine.
L’anno scorso abbiamo aderito per la prima volta all’iniziativa ed è andata piuttosto bene. Abbiamo riempito il punto vendita. Quest’anno abbiamo già in programma di ripeterla.
Recentemente abbiamo ospitato anche mostre d’arte e mostre fotografiche. Andiamo spesso nelle scuole a parlare della nostra attività, e in vendemmia le scuole elementari della zona ci chiedono di ospitarle per fare vedere ai bambini la pigiatura.
L’anno scorso in cantina abbiamo ospitato i ragazzi di Cinemadivino: è un circuito che nasce in Romagna e organizza la proiezione di film in cantina. Si tratta di proiezioni legate a degustazioni. È stata una cosa che ci è piaciuta parecchio. C’è stata l’accoglienza, una visita della cantina con degustazione di vini e un buffet prima del film, nell’intervallo e alla fine.
Qual è il suo percorso personale?
Io ho 38 anni e sono un perito agrario laureato in agraria all’Università di Bologna. La coltivazione dell’uva per me è una tradizione di famiglia: ho scelto di continuare l’attività dell’azienda di mio padre.
Sono stato anche produttore di Parmigiano Reggiano. Per diversi motivi ho abbandonato quella professione e mi sono concentrato sui vigneti. Con il tempo mi sono ritrovato, un po’ per caso, a ricoprire il ruolo di presidente della cantina.
È un’opportunità che ha stimolato parecchio il mio interesse. È entusiasmante, perché ti permette di seguire tutte le fasi della vita del prodotto, con la consapevolezza che si può sempre migliorare.
Sono felice di essere entrato in un ambiente nel quale si crede molto nella collaborazione. Ci piace farci coinvolgere nelle attività promosse dal Consorzio.
Che consigli darebbe a un giovane che vuole cominciare a produrre vino?
Bisogna premettere che non è un percorso semplice. Il primo ostacolo è il terreno. Chi ha la fortuna di essere figlio di agricoltori e di avere già un terreno con della vigna sopra si trova già a un buon 70% del percorso. Se uno deve partire da zero viene ostacolato dall’acquisto del terreno, che molto spesso è un problema insormontabile per un giovane. Anche l’affitto dei terreni è un ostacolo importante.
Un secondo ostacolo è rappresentato dal fatto che il vigneto non lo può piantare chiunque. Serve un diritto per poter piantare un ettaro di vigneto. Il diritto o lo si possiede già o lo si deve acquistare. E la produzione è regolamentata dall’Unione Europea.
Il terzo ostacolo è la dimensione. Per avere un reddito sufficiente per mantenere una famiglia bisogna avere una certa quantità di produzione. Il piccolo produttore di collina magari lo fa come hobby. Fa un altro mestiere ma tiene anche un piccolo vigneto. Ma non è quella la sua fonte di sostentamento.
Il nostro socio più grosso qui conferisce circa 3000 quintali. Quella è già una dimensione grazie alla quale un’azienda può mantenere diverse persone.
La prospettiva, se uno legge i giornali, può portare a facili entusiasmi. Ci si può far prendere dall’entusiasmo quando si vede che, in questo periodo di crisi, il lambrusco sta andando bene.
Abbiamo di fronte, però, il problema di distribuire il reddito in modo equo fra i vari soggetti della filiera, che sono tanti.
Ha detto che il lambrusco in questo periodo va molto bene. Qual è, di preciso, la situazione attuale?
Il lambrusco mantiene la propria quota di mercato, in controtendenza rispetto al resto dei vini italiani che stanno perdendo quote. Questo nonostante i prezzi stiano leggermente aumentando per il calo di produzione che abbiamo registrato per due anni consecutivi negli ultimi anni. Sono state annate difficili in tutta Europa, per tutti i tipi di vino.
Noi, trovandoci nella Pedecollina, ne abbiamo risentito di più rispetto alle cantine al nord della Via Emilia, perché in certi vigneti non abbiamo la possibilità di irrigare. Siamo passati da 108 mila a 88 mila quintali.
Non so se vi è capitato di vedere dei vigneti quest’estate, nella zona di Castelvetro o di Maranello. C’erano vigneti con poca uva.
Il lambrusco resta comunque un vino sempre accessibile, anche in tempo di crisi. Anche grazie alle continue offerte proposte dalla grande distribuzione.